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Zappi: "Dal Var a chiamata al canale federale, fino alla nuova scuola arbitrale: ecco il mio programma per l'AIA"
12 dic 2024 18:20Calcio
© foto di Federico De Luca 2024 @fdlcom

Antonio Zappi, candidato alla presidenza dell'AIA, è stato ospite di TMW Radio, durante Maracanà.

I punti principali del suo programma?
"Quello più significativo è la volontà di istituire una nuova direzione tecnica. Vogliamo mutuare dal calcio la figura del direttore tecnico". 

Lei è il fautore del Var a chiamata?
"Gli arbitri applicano le regole che altre istituzioni producono, ma dal mio punto di vista dico che l'evoluzione tecnologica deve consentire a un club, se si sente di aver subito un'ingiustizia, di poter richiedere di vedere un episodio. Non va bene quando si percepisce che un qualcosa sul terreno di gioco è accaduto e qualcosa ha impedito l'accertamento della verità. Nel rispetto dei protocolli ci può essere un passaggio in più per chi sente di aver subito un'ingiustizia e abbia la facoltà di chiedere l'intervento. Sarà sempre l'arbitro poi a decidere se quanto richiesto è accordabile o meno. Quante chiamate? Nella mia idea, dovrebbe esserci una possibilità limitata, ma con la possibilità di rigenerare la chiamata se la decisione presa prima è stata corretta. Ma deciderà l'IFAB".

Si parla nel suo programma si trasparenza col pubblico:
"Interviste periodiche? Sì, la mia idea è quella di sviluppare il modello Open Var, ma anche di introdurre un canale tematico, su Youtube magari, un canale Federale all'interno del quale settimanalmente si mettono a disposizione gli audio dei Var e le spiegazioni di tutti gli episodi".

Si potrà arrivare a far parlare gli arbitri nel post-gara?
"Sarei prudente, ma in un tempo ragionevolmente breve, tipo uno o due giorni dopo. Apertura totale però nel rapporto con i media. Abbiamo il dovere di essere più uniformi e precisi. C'è tanta qualità arbitrale. Vedo parlare di arbitri solo negli errori, ma ci si dovrebbe interessare anche quando si fa bene. Dobbiamo però saper rimetterci in discussione, ammettere gli errori, aprirci ma anche di essere compresi dai media".

Su autonomia e sicurezza?
"Autonomia? L'AIA è componente federale, noi chiediamo la possibilità di darci autonomia gestionale di non essere più soggetti al controllo preventivo di bilancio. Vogliamo di poter gestire le risorse da noi. Questa cosa è già prevista e si tratterà da parte di chi vincerà le elezioni di attuarla. Abbiamo poi un sistema strutturato in sezioni che si trasformassero in ASD per poter accedere a un mondo di opportunità".

Che ne pensa delle violenze contro la classe arbitrale nelle serie minori?
"L'AIA ha il dovere di tutelare i propri ragazzi. Cosa si può fare? Formazione, cultura, diffusione di tutto cioò che serve per spiegare le nostre decisioni, però abbiamo visto che non basta. Allora occorrono anche strumenti repressivi. Recentemente, e ringrazio anche l'on. Barbagallo che si è impegnato molto per far approvare un ordine del giorno che impegna il Governo a inasprire le pene per le violenze contro gli arbitri, ma a noi serve una maggiore risposta repressiva anche dal lato sportivo. La nostra base è in grande sofferenza, vorremmo dare un servizio ma di fronte a fatti violenti il calcio deve aumentare i suoi strumenti repressivi. La presenza di un nostro ragazzo sul terreno di gioco di una squadra violenta non sarà più scontata".

Si parla anche di strumenti innovativi nel suo programma:
"Ho sviluppato un progetto di Erasmus arbitrale, ma non sarà un'iniziativa isolata. Abbiamo intenzione di istituire una nuova scuola arbitrale, il cui nome sarà AIA for mind. Un arbitro non è solo prestazione atletica e tecnica, ma deve essere messo in condizione di avere una formazione per l'approccio mentale e caratteriale in condizioni di stress. Per creare gli arbitri del futuro bisogna partire dalla base. Investiremo anche nella qualità degli arbitri di vertice, dandogli anche una stabilità economica per consentire una sempre maggiore specializzazione e dedicarsi con più serenità a questa passione che poi diventa un vero lavoro. Un arbitro sul terreno di gioco deve pensare a migliorarsi e non deve essere preoccupato per la sua stagione o quella prossima. Deve sentirsi il più sereno possibile".

Si parla tanto della separazione delle carriere tra arbitri di campo e varisti:
"Secondo me il ruolo di VMO è un ruolo totalmente diverso da quello di arbitro sul terreno di gioco. Da questo lato serve più doti di analisi e comunicazione. Sono due ruoli diversi e come tali in futuro dovranno essere gestiti. Ritengo che si possa immaginare un percorso di perfezionamento specifico, perché si devono sviluppare qualità che sul terreno di gioco non si sviluppano. Sono favorevole nell'inserire anche ex calciatori? Sarei più prudente. Sono pronto ad aprire un confronto con tutte le componenti del calcio come consulenza tecnica, ma non durante l'evento".

Perché la dovrebbero votare?
"Mi piacerebbe che mi votassero perché non ho arbitrato in Serie A. Dopo 113 anni sarebbe la prima volta che arrivano al vertice le vere esigenze che arrivano dalla base".

Daniele Petroselli